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Il nostro fratello Arnaldo Fracassini è tornato alla Casa del Padre.

Da: Federico Lunardi:
Apprendo sulla via del ritorno, della morte di Arnaldo, cavaliere dell'Ordine (credo, cito a memoria) da Pianello di Cagli.
L'ho conosciuto già ben avanti negli anni ma ancora lucido e arzillo. Sono stato ospite a casa sua al quarto piano di una casa senza ascensore. La moglie e le figlie per aiutarlo avevano posizionato sedie su ogni pianerottolo con la conseguenza che tutti gli altri condomini e le persone di famiglia le utilizzavano mentre lui saliva, gradino dopo gradno, fino ad arrivare all'uscio senza soste. Per professione era stato un insegnante di educazione fisica e, a più di ottantanni, si scorgeva l'abitudine a tenere il capo esteso al busto! E' stato molto attivo anche nella sezione ANA di Firenze per la quale curava notiziari e scriveva articoli. Carattere piuttosto burbero e diretto aveva però un animo nobile e leale. Che possa cacciare con tutti i fratelli scout che l'hanno preceduto nelle Praterie Celesti.
Federico

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Da: Maria Angela Botta:
Ho personalmente conosciuto Arnaldo, che era CdS quando mi sono affacciata nel 1968 allo scautismo del CNGEI, ed era persona che affascinava anche per ciò che Lorenzo dopo scrive...è morto ad oltre 90 anni, dopo una vita lunga e ricca anche di affetti.
Credo che proprio Franco e Raffaello, suoi compagni di viaggio per tanti anni nello scautismo della regione Toscana, possano di lui dare un ricordo ricco di affetto, eventi e significati.
Buona caccia

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Da: Lorenzo Maggini
Sono fuori Italia...ho saputo solo ora, è morto Arnaldo Fracassini. Per chi lo ha conosciuto e' stato sicuramente una grande persona, grande scout sempre disponibile con tutti. Un paio di volte l'anno lo sentivo ma ormai da tempo usciva molto poco di casa, l'ultima volta e' stato quando mi scrisse una lettera (era proprio un uomo d'altri tempi) per dirmi che voleva fare il Sostenitore della Sezione di Firenze. Da Capo Reparto ogni tanto lo invitavo a raccontare episodi di Scautismo ai miei esploratori/trici e mi ricordo che per la sua somiglianza con BP e per cio' che raccontava, i miei ragazzi rimanevano alla fine sempre perplessi che "non fosse davvero BP".
Buona caccia Arnaldo.

Fratello Manlio Pantani, Commissario della Sezione di Lariano, è tornato alla Casa del Padre.

Da: federico lunardi
A: Consulta del Veneto; scoutpd; Gianluca Martin

Manlio era stato mio allievo alla scuola capi e da allora ci eravamo sempre tenuti in contatto pur con periodi di silenzio che duravano anni.
Amava lo scautismo fatto di avventura, servizio, gioco. Non concepiva la dimensione parolaia, godereccia e frivola. Meraviglioso in un campo diventava triste in un'assemblea; non per mancanza di intelligenza o di sensibilità, anzi.
Quando suonava il telefono e sentivo la sua voce squillante venivo investito dalla sua voglia di vivere, dal suo entusiasmo, dalla sua capacità.
Era un infermiere professionista e aveva ricevuto varie offerte di lavoro da ospedali civili ma ha sempre scelto di rimanere vestito con l'uniforme chiazzata.
Sono sicuro che le mie lacrime qui a Baqwa lo faranno sorridere e saranno un'altra testimonianza dell'affetto per la Sua persona.
Buona caccia, fratellino.

Federico

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Da: Gianluca Martin
A: " Consulta del Veneto; scoutpd; Gianluca Martin
Data: Giovedì 25 novembre 2010, 23:03

Ieri ha fatto ritorno alla Casa del Padre, vittima di un incidente stradale occorsogli per evitare un altra autovettura, il nostro Fratello Manlio Pantani, Commissario della Sezione di Lariano.
L'Associazione tutta abbruna le proprie bandiere e si unisce alla Famiglia ed alla Sezione di Lariano nel dolore e nel ricordo di Manlio. Così lo ricorda Marco Audino Presidente di Lariano:
"Carissimi,
è con grandissima tristezza che ho il dovere di annunciarvi la scomparsa del nostro Commissario di Sezione, Manlio Pantani, avvenuta in data odierna a seguito di un tragico incidente automobilistico, intorno alle 18.00, nei pressi di Latina. Il vuoto che Manlio produce con la sua così prematura dipartita è enorme prima ancora che nella nostra associazione, in ciascuno di noi. Era uomo convinto sostenitore dei valori assoluti in cui credeva fermamente contro tutto e tutti, a differenza della maggior parte della sua generazione, era tra quelli che andando controcorrente proponeva la Patria, la Libertà, la Coerenza come valori in cui credere e da proporre al prossimo. Era un altruista fino all'eccesso, un uomo d'amore, capace di donarsi fino all'estremo a favore del prossimo, sempre primo a offrirsi volontario (lo ricordiamo coperto di fango nell'emergenza in Piemonte, oppure lottatore contro le fiamme nell'emergenza di Casamari, ed anche nell'ultima emergenza del terremoto in Abruzzo ed altre ancora). Era un generoso fino allo spasimo anche nel suo servizio a favore della Patria come militare e degli ammalati come ottimo infermiere in ospedale militare. Lo ricordiamo come caro amico e nessuna altra definizione forse potrebbe andare meglio tanto era premuroso verso tutti, pronto in ogni momento da far suo il motto "Estote parati". Lo ricordo come amico personale cosa questa che non mi ha impedito di avere anche contrasti con lui anche forti sempre comunque composti come si usa in un rapporto di vera amicizia. Lo ricordo nel mio ultimo incontro, domenica 14, quando assieme abbiamo ricevuto ad Artena la riunione della Consulta Regionale del Lazio e, dopo la riunione, ci eravamo confrontati chiarendo l'ultimo contrasto fra di noi. Ci siamo lasciati da buoni amici, in pace, promettendo che ci saremmo dedicati una serata a cena per chiacchierare un po' come vecchi amici. Era l'ultima volta che lo avrei incontrato. Quella cena ora la faremo al nostro prossimo incontro, in Paradiso.
Ringrazio Dio di aver potuto conoscere una ragazzo integro come Manlio, un Capo della sua correttezza e competenza, un uomo così tanto vero da poter parlare con adulti, bambini italiani, stranieri, amici o nemici, con la stessa sua naturalezza. Come Presidente della Sezione mi unisco al dolore dei suoi familiari, dei suoi cari e della nostra Sezione della quale è uno dei fondatori e vi invito a unirvi nella preghiera e nella meditazione.

Marco Audino

 

Segui San Giorgio di Federico Lunardi - Aprile 2009

Da sempre la cultura popolare si nutre di figure simboliche che il linguaggio "laico" chiama eroi e quello "ecclesiastico" definisce santi. Persone o personaggi che per storia e aneddotica assurgono a simbolo, a monito etico, a esempio di vita.
Persone o personaggi che sanno parlare un linguaggio universale che trascende il contingente, il momento storico, la dimensione di appartenenza. L'omiletica medioevale si ispirava costantemente alle agiografie proprio per la loro capacità di parlare a tutti: analfabeti e uomini di lettere, poveri e ricchi, secolari e consacrati.
Il legame tra la cavalleria e il monachesimo è ricchissimo: Pacomio, Martino di Tours, Francesco d'Assisi, i Cavalieri templari e dei vari ordini. La loro dimensione è così profondamente radicata nella società che di loro "parliamo" nel linguaggio di tutti i giorni.
Martino di Tours, per esempio: cavaliere che scorge un povero ignudo sofferente per il freddo e che non esita a tagliare a metà il proprio mantello per lenire le sofferenze del misero prossimo. Un gesto forte che si presta a varie letture: da quella completamente profana dell'uomo che prova compassione per il proprio simile, a quella religiosa (di qualsivoglia credo) che vede nel prossimo il proprio Dio da amare e servire, a quella esoterica che vede nella donazione del mantello non solo un vestire ma anche un rivestire e, di fatto, un iniziare (la cerimonia di investitura del cavaliere prevedeva proprio la vestizione del manto seguita dalle parole "Surge eques!").
Il mantello veniva definito, nel linguaggio volgare "cappa"; per questo motivo la piccola chiesa che ebbe il compito di conservare, dopo la morte del santo, il pezzo di mantello che Martino aveva tenuto per sé prese il nome di "cappella"; nome poi divenuto comune. In latino, invece, il mantello era definito "pallium ".
Sicuramente Martino compiendo quel gesto non risolse tutti i problemi di quel misero né la storia ci racconta che cosa gli successe nel seguito. Sicuramente il povero rimase tale ma penò un po' meno; per questo motivo oggi noi parliamo di cure palliative riferendoci alle cure sintomatiche non in grado di guarire ma in grado di lenire .
Ugualmente la storia di San Giorgio ha una portata che esce dagli ambiti della fede e che è in grado di parlare all'uomo in quanto uomo e non soltanto in quanto credente. San Giorgio simboleggia la lotta del bene contro il male, richiama l'eroismo del piccolo Davide contro il grande Golia, sottolinea come la forza dello spirito possa armare il braccio nel compiere imprese "im-possibili".
Noi scout sappiamo che il drago contro il quale dobbiamo combattere è l'egoismo, la mancanza di rispetto, la violenza ma siamo anche sicuri che il drago peggiore è quello dentro di noi che ci parla dicendoci di non prendere troppo sul serio la Promessa e la Legge scout, che ci dice che la fratellanza è soltanto una parola, che ci induce a credere di poterci fingere diversi da quello che siamo.
Il nostro primo dovere è quello di mantenerci degni dell'onore sul quale abbiamo promesso. Abbiamo la certezza che per lasciare questo Mondo meglio di come l'abbiamo trovato il primo passo da compiere è quello di migliorarci continuamente non accontentandoci dei risultati raggiunti né abbattendoci dei traguardi mancati. L'erranza di san Giorgio consiste proprio in questo: nel continuare il combattimento senza sosta e senza alcun limite dimensionale. Erranza che rimane virtù fino a quando significa conseguire sempre nuovi traguardi ma che diventa vizio quando diviene sinonimo di arrendevolezza e di cedimento morale.
In questi giorni stiamo assistendo a quanto San Giorgio abbia parlato nel cuore e nell'animo dei tanti che sono accorsi in Abruzzo per dividere il proprio mantello con quello di chi ha perso tanto o tutto in due minuti. Li seguiamo da lontano con l'animo triste per non essere al loro fianco ma orgogliosi di poterli chiamare fratelli e sorelle grazie a una Promessa.
Grazie a voi per quello che state facendo con le vostre mani e per quello che state facendo nel nostro cuore. Vi vogliamo bene e vi chiediamo di dire a noi tutti: "Segui San Giorgio!".