Sabato 13 dicembre si è tenuto l'incontro richiesto dalla FIS, per il tramite del Capo Scout del Corpo Nazionale, volto ad approfondire l'aspetto interculturale per fornire risposte concrete agli stimoli che provengono alle associazioni giovanili. L'idea dell'incontro era stata sviluppata da Sergio e Marco durante l'assemblea di maggio e poi riproposta a tutti nel post cena.... da qui l'inizio di lunghi lavori che hanno condotto alla realizzazione di questo importante incontro organizzato dall'Ordine.
Era stato richiesto che l'incontro avvenisse in una sede istituzionale: siamo riusciti a tenerlo all'interno in una sala storica di uno dei palazzi di Largo Chigi sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri con il Patrocinio del Ministro della Gioventù. Il cui personale apprezzamento al tema è stato dimostrato dalla partecipazione ai lavori di un rappresentante istituzionale, con la richiesta degli atti per ridiscuterli a livello di consulta giovanile.

Era stato richiesto all'Ordine che all'incontro parlassero �esperti� che potessero illustrare visioni specialistiche e nel contempo fornire stimoli di riflessione. Al microfono si sono alternati due professori universitari (uno di psicologia e uno di giurisprudenza), un ricercatore universitario (pedagogista) e la fase di dialogo è stata coordinata dal presidente nazionale ed europeo di una delle associazioni di pedagogisti.
I partecipanti sono stati invitati dalle dirigenze delle associazioni. Il ruolo di noi Cavalieri era solo di servizio sia nella fase di organizzazione sia in quella di conduzione. Non avrebbe avuto la medesima efficacia un incontro in cui ci fossero cinquanta cavalieri e meno di trenta dirigenti delle associazioni che ora devono decidere.
 �Non posso dare giudizi sul convegno proprio perché la valutazione spetta alle associazioni per il quale era stato pensato e organizzato. Mi è parso di cogliere soddisfazione e anche da parte di vari fratelli dell'AGESCI sono giunte parole di elogio e considerazione. Penso che per il Corpo Nazionale sia stato un momento di contatto con le Istituzioni che si occupano di politica giovanile. In casa nostra è stato un modo per provare le nostre capacità organizzative, per offrire un servizio a costo zero per le Istituzioni e per le Associazioni. E' stato anche uno strumento per dimostrare la capacità di relazionarci con il modo accademico e quello politico.� Federico, Presidente OSSG

�La FIS, nella linea di rinforzare l'identità dello Scautismo Italiano, sta cercando di interpretare  i bisogni dei giovani italiani, quelli di vecchia e nuova generazione.
 Una società che sta cambiando (in maniera cosciente o meno) la propria identità per effetto di forti flussi migratori, mostra difficoltà di integrazione tra i propri componenti e lo Scautismo italiano si è posto questo problema già da diversi anni.
L'organizzazione dell'incontro nasce da lontano, da domande che ci siamo fatti nel comitato federale e di risposte che non ci sono: come far sì che lo scautismo sia veramente per tutti, anche per i musulmani, per i cinesi, per i marocchini, per gli ebrei?
La partecipazione di Gualtiero Zanolini del Comitato Mondiale Wosm, di Fabiola Canavesi Presidente del Comitato Europeo Wagggs e Paolo Fiora,  del Comitato Europeo di Wosm, dei Presidenti del Comitato Nazionale AGESCI e di alcuni suoi componenti, nonché del Consiglio Nazionale CNGEI e dei Commissari Nazionali, ha esaltato l'importanza dell'argomento e hanno sottolineato il quanto le associazioni credano in questo progetto.

L'incontro è stato organizzato su invito, proprio perché le associazioni hanno ritenuto importante il servizio offerto dall'Ordine Scout di San Giorgio nell'organizzare l'incontro promosso dal CNGEI per gli addetti ai lavori. Molti gli spunti interessanti:  Federico Lunardi, in qualità di Presidente dell'OSSG che presiedeva l'incontro, ha affermato l'importanza di far chiarezza nel percorso senza false illusioni: fare patti chiari con i nuovi giovani, a tutti proponendo lo scautismo e, punto nodale, una definizione dell'Altro che suona: �l'altro è il mio simile: simile nell'alterità, altro nella somiglianza� citando un passo di studi filosofici, ma che rende molto chiaramente l'importanza di sentirsi parte della fraternità mondiale dell'Umanità.
Il Prof. Valtolina dell'Università Cattolica (leggi la relazione) ha sottolineato l'importanza di capire il metodo per definire sempre meglio la propria identità attraverso il confronto, l'apertura agli altri. Il diventare multietnici è un processo che spaventa ma che è irreversibile e i bambini non hanno i cromosomi del razzismo: essi possono aiutare e molto il processo di identificazione dell'identità. E noi quindi possiamo veramente fare tanto per costruire un'Italia migliore.
E' importante anche saper costruire dei modelli di riferimento per i giovani immigrati o per i figli dei giovani immigrati: infatti essi hanno problemi forti a vivere la propria fase adolescenziale in quanto si ritrovano in una societàò con modelli diversi dai loro, culturalmente e socialmente. O si contrappongono o si assimilano. Il percorso più giusto è costruire insieme a loro un modo di rapportarsi alla società in maniera più equilibrata, con modelli che si ispirano ai Valori in cui loro possono riconoscersi e con persone che sanno essere di esempio. Chi, se non un capo scout, educatore di oggi? Ovviamente, un'attenzione forte deve essere posta verso le religioni, soprattutto quelle minoritarie: esse marcano fortemente la propria identità se vissute nel profondo. E un'occhio forte sul concetto di famiglia, nucleo centrale di qualunque società.
Il Prof. Ferrari dell'Università di Milano ha sottolineato il fatto che per costruire una nuova società c'è bisogno non solo di confronto tra identità differenti, ma di sapersi mettere in gioco realmente: cioè essere pronti a rinunciare ad una parte di sé per trovare un punto che possa essere condivisibile da tutti, dove tutti possono trovare la propria identità. Ed i percorsi di avvicinamento con le altre identità, le altre etnie, devono avvenire in maniera specifica: chiedere cose differenti a ciascuna etnia secondo i propri bisogni. Nel fare l'offerta educativa, dovremo fare attenzione a porci in maniera differente a seconda degli interlocutori. Quindi un progetto unico di integrazione ma che sappia differenziarsi nei percorsi offerti a seconda delle etnie.
Il riferimento a Dio nei principi religiosi diventa un punto di riferimento e di rispetto reciproco tra credenti e tra credenti e non credenti: riuscire a rispettarsi su questo è la carta vincente. In conclusione, l'integrazione genera una nuova Identità (una terza) che non esclude quelle precedenti, ma parte da loro mettendole in gioco per sintetizzarne un'altra che le comprenda nei punti di unione e che generi il rispetto nei punti che le divide.
Il Prof. Martelli mette in risalto la Relazione quale metodo di complessità per generare l'integrazione. Il suo messaggio è uno stimolo a guardare il rapporto educativo quale sfida massima nelle diversità.
Lorenzo Maggini invitato a partecipare al convegno, ha offerto diversi spunti, ponendo la questione del come fare per cercare cosa unisce chi crede e chi non crede, come far superare la diffidenza e la chiusura reciproca nel confronto, come garantire le pari opportunità a tutti nei nostri ambienti a partire dalle diverse culture e come tradurre ciò in proposta educativa. Ha poi portato un esempio del progetto della sezione di Firenze: il progetto Caleidoscopio che vede il passaggio attraverso le comunità locali di contatto tra gli immigrati e l'associazionismo.

Le domande che alla fine mi vengono  e mi fanno riflettere sull'argomento sono molte.
Come dare una risposta ampia ai bisogni dei giovani? Al sud, per esempio, le esigenze sono molto più forti e, volendo, primarie: lavoro, casa prima che arrivare al �lusso� del divertimento. Quale risposta dare ai giovani che possono essere attirati dalla realizzazione del soldo facile ma �esistenziale� dell'illegalità? Possiamo dare risposta noi, da scout?
L'accoglienza è il presupposto, ma è UNIRE è la vera scommessa: come fare nelle diverse parti d'Italia? Quali proposte per non rinunciare alla nostra identità CNGEI ma per ampliare la proposta scout?
Creare dei gruppi a prevalenza etnica o religiosa, con punti di garanzia per il CNGEI: il poter essere gruppo a prevalenza solo se è inserito in una sezione standard e con un minimo di 3 attività all'anno di confronto con altri gruppi standard o di differente prevalenza, può essere una proposta?
O cercare di aiutare la nascita di associazioni monoconfessionali o monoetniche e accompagnarle al percorso di riconoscimento FIS?
L'obiettivo nostro deve essere quello di garantire la diversità attraverso il dubbio per la ricerca di una Verità complessa e dinamica.� Sergio, Capo Scout del CNGEI